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Il Jazz con gli occhi di un bambino *story

Il Jazz con gli occhi di un bambino - storia di un progetto dedicato

Storia di un progetto dedicato

Raccontare questo progetto, che si prepara a vivere la sua sesta edizione, è davvero emozionante; scorrere le foto scattate negli anni passati e ricordarsi ogni magia sonora, che siamo riusciti a creare ogni anno con genitori e bambine-i differenti, ma tutte-i uniti dal medesimo fil rouge: la musica.

Quella del Festival Jazz in Sardegna è una memoria storica che crea una casa, una dimora del jazz aperta a tutte-i ed animata da reale passione, 42 edizioni che hanno abbracciato diverse generazioni di questo territorio e non solo e continueranno a farlo!

Come musicista performer e musicoterapeuta, mi occupo ormai da molti anni di percorsi sonoro-musicali dedicati alla fascia zerotre anni, sia in contesti pubblici che privati, consapevole del fatto che il suono è uno strumento capace di creare e rafforzare la relazione e che in questo ambito, nello specifico, risulta una modalità esperienziale armonica che sostiene a tutti gli effetti, il percorso neo-genitoriale.

Quando unisci la musica e l’inizio della vita, il risultato è assolutamente generativo e stupefacente in quanto mai ti aspetteresti una qualità di presenza di cosi alto livello.

I percorsi annuali attivati e strutturati per fascia d’età, mi hanno sempre dato modo di fare importanti riflessioni sulle condotte musicali connesse con la natura umana che compie i suoi primi passi vitali e che via via si definisce.

Gli importanti risultati raggiunti con la classe dei 12/24 mesi, attivarono in me una serie di considerazioni sul valore dell’improvvisazione sonoro-musicale.

Considerandola uno strumento espressivo capace di aderire non solo all’ambito artistico ma anche a quello educativo, questa prospettiva mi ha permesso di mettere in rilievo condotte che agevolassero nel bambino e nel genitore, la personale capacità esplorativa ed espressiva, grazie all’utilizzo di materiali convenzionali (prevalentemente ritmico percussivi), ma soprattutto non convenzionali (esplorazione per tipologia materica: carta, legno, metallo etc.), perchè la ricerca e la scoperta del suono potesse seguire infiniti sentieri, ognuno profondamente legato ad ogni singola bambina-o e dunque unico in quanto tale.

Il punto che per me è sempre stato stimolante, è decidere cosa fare con questa moltitudine di suoni, che nella loro ripetizione creano una consapevolezza maggiore, sia del suono stesso che del gesto che lo ha prodotto.

Ciò che emerge ha un forte sapore di sound contemporaneo nel quale personalmente trovo un grande agio, soprattutto nella libertà ritmica ed in quella sonora o per rimanere in tema stilistico, una preziosa parentesi di free jazz. Ma ogni gesto sonoro compiuto che viene costantemente consolidato, crea nel tempo e nella crescita di ognuna-o, una competenza tecnica che definirei armonica.

L’emozione più grande è quando l’intensità del gruppo raggiunge il suo unisono che esprime forza e coesione… ci si sente tutti soddisfatti di aver vissuto l’esperienza in modo totalizzante, senza aver omesso niente, vibrando ancora di quella libertà del suono agito e del movimento compiuto, dell’interazione con l’altro che sia una bimba-o o un adulto.

Ed è così che, riprendendo il sentiero della mia riflessione, una domanda emerse in modo spontaneo: Cosa accadrebbe se una libera improvvisazione ne incontrasse una “convenzionalmente” più strutturata, come ad esempio quella di un musicista jazz?

Ebbi l’occasione di potermi confrontare con l’organizzazione di Jazz in Sardegna la quale condivise questo punto di partenza e coadiuvò la realizzazione della prima edizione del progetto che anno dopo anno, sarebbe riuscito a donarci una risposta in più, a quella domanda iniziale.

Nasce cosi, nel 2016, Il Jazz con gli occhi di un bambino che rappresenta la possibilità di unire due mondi che nella musica trovano una perfetta coesione e che dal 2022, è il progetto d’onore del nuovo segmento dedicato alle neo-famiglie di Jazz in Sardegna, Jazzin’Family.

Anno dopo anno, un nuovo gruppo di genitori e bimbe-i vivono il loro percorso sonoro-musicale in modo totalizzante, acquisendo una confidenza con questo linguaggio e sempre più una libertà espressiva che restituisce una forma unica alla musicalità di ognuna-o.

Il musicista ospite che ogni anno viene scelto, ha la possibilità di confrontarsi con questo mondo musica inatteso, portare la sua competenza e la sua estetica all’interno di questa jam inusuale ed intrecciarsi al flusso sonoro prodotto, in modo istantaneo e con una qualità di presenza che ogni volta stupisce.

Raccontano così i musicisti che hanno fatto parte di questa storia progettuale, edizione dopo edizione, come per esempio Alessandro Cau, Javier Girotto, Andrea Ruggeri, Gavino Murgia e Mario Incudine.

Alla fine, ogni volta un enorme sorriso, grande entusiasmo e la conferma che la musica possiede una forza inclusiva, rappresenta un importante strumento di crescita individuale sociale e culturale, attiva ed accoglie la nostra sfera emozionale ed affettiva.

L’importanza di coltivare questo strumento, creando possibilità esperienziali virtuose, soprattutto se dedicate all’inizio della vita, alle famiglie, al mondo dell’infanzia ed ai giovani, significa contribuire alla costruzione di un futuro migliore.

Francesca Romana Motzo
Foto del mosaico: Pierluigi Dessì/Enrica Tocco/Francesca Mancini